Legal tech, flusso di dati in tempo reale con i clienti
Come quei “termini-ombrello” descritti dalla semiotica, anche l’espressione “legal tech” copre fenomeni diversi. Molti dei quali in divenire. Ci sono le tecnologie “abilitanti”, quelle che intervengono soprattutto sui processi, semplificando e velocizzando, e che migliorano già adesso l’efficienza degli studi legali grazie all’automazione di alcune attività: dal knowledge management alla ricerca e analisi documentale. E ci sono le tecnologie “trasformazionali” (dall’intelligenza artificiale alla robotica) che promettono invece di cambiare più a fondo le attività degli avvocati: ma con un potenziale ancora molto inespresso.

Sul fronte enabling, nel corso dell’anno si è consolidato l’uso delle applicazioni per il lavoro a distanza a tutto tondo. «Sia per la gestione interna dei rapporti tra colleghi, sia per i confronti con i clienti, sempre più inseriti in un flusso informativo continuo. La prestazione non è più puntuale (atto, parere, contratto) ma continuativa, di “durata”: si lavora per aiutare il cliente a dialogare con i propri interlocutori attraverso sistemi di automazione documentale che abbattono i tempi di conclusione del contratto e fanno un uso intelligente dei dati», sintetizza Carlo Rossi Chauvenet, partner dello studio legale Crclex.
«Grazie alla collaborazione con Sweet Legal Tech (società di consulenza e formazione nel diritto digitale, ndr) – racconta – abbiamo valutato gli strumenti di aziende software internazionali, cercando di capire quando sono necessari tool ad hoc. Ci siamo rivolti a soluzioni “no code”, che consentono l’organizzazione flessibile dei flussi informativi, altamente personalizzabili».
Poiché i diversi applicativi, anche di terzi, devono comunicare e vanno integrati – spiega Rossi Chauvenet – «c’è l’esigenza di un legal integrator, che conosca il diritto e la tecnologia e sovrintenda all’integrazione da un punto di vista legale. Così come gli smartphone sono “smart” perché integrano servizi di terzi, così la professione è “smart” quando non si limita a dare un documento in Pdf, ma mette a sistema le tecnologie utili a offrire servizi migliori».
A cura di Dario Aquaro
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