Separazioni, tra ex partner meno conflitti e più accordi
Meno conflitti, più accordi. Il primo anno di operatività della riforma Cartabia della giustizia civile (decreto legislativo 149/2022, applicabile, per la parte più consistente, ai procedimenti avviati dal 1° marzo del 2023), ha contribuito a spingere la ricerca di soluzioni consensuali alle crisi familiari.
«Il nostro studio da tempo privilegia gli accordi, ma negli ultimi mesi abbiamo visto crescere questo bisogno anche nei clienti che si rivolgono a noi chiedendo esplicitamente di aiutarli a trovare una soluzione», osserva Lorenza Cracco, che nel 1982 ha fondato a Padova lo studio CRCLEX, oggi con sedi anche a Milano e a Torino. «La riforma ha contribuito ad aumentare gli accordi: le separazioni contenziose hanno regole procedurali molto stringenti e precettive, con impegnative produzioni documentali e un incalzante susseguirsi di memorie. In molti casi, le parti sono riuscite a rispondere in modo più adeguato a una nuova organizzazione familiare, pianificando ogni dettaglio contributivo in modo concordato. Sono così cresciuti anche i casi di trasformazione di separazioni conflittuali in consensuali». A favore dell’accordo ha giocato, ragiona Cracco, l’obbligo di portare dinanzi al giudice, da subito, tutti i documenti necessari per chiarire la situazione economica degli ex per determinare le statuizioni sui contributi economici: «È una novità importante, che si traduce in un deterrente ad andare in giudizio, posto che se le informazioni sono incomplete il giudice valuterà il comportamento nella decisione». Quanto alle convenzioni di negoziazione assistita, rileva Cracco, «si usano meno rispetto al passato perché con la trattazione scritta le parti non devono più comparire in udienza e l’accordo si definisce comunque prima, nello studio dell’avvocato. Anzi, la riforma ha dato la possibilità di presentare insieme con lo stesso ricorso la domanda di separazione e quella di divorzio: una semplificazione utilizzata soprattutto da chi ha situazioni non complesse, che non necessitano di una rivalutazione in sede di divorzio. Questa chance è un disincentivo per la negoziazione assistita, che non la contempla». Inoltre, «sta aumentando la prevenzione: ci arrivano richieste di consulenze prematrimoniali o per redigere contratti di convivenza. Anche questo contribuisce a diminuire la conflittualità futura».
«Le novità procedurali della riforma hanno avuto l’effetto di ridurre i tempi delle decisioni – interviene Giorgia Persoglia, titolare dello Studio legale Persoglia di Trieste –: i nuovi termini fissati per produrre i documenti permettono al giudice di avere, già alla prima udienza, tutti gli elementi per inquadrare la situazione. Le parti sono incentivate a cercare subito un accordo e ciò va a beneficio dei più fragili e dei minori». Più in generale, secondo Persoglia, «tutta la riforma va nella direzione di tutelare le parti più deboli: nelle situazioni conflittuali viene designato il curatore speciale del minore, che a volte è richiesto dagli stessi genitori; e viene utilizzata con più frequenza rispetto al passato la mediazione familiare, che può aiutare a raggiungere l’accordo. Lo sbocco necessario della riforma è il Tribunale unico, che permetterà di eliminare la dicotomia tra tribunale per i minorenni e tribunale ordinario, sempre nell’ottica di perseguire l’interesse dei minori». Inoltre, «a detonare la conflittualità – aggiunge Persoglia – contribuisce anche il collocamento paritario dei figli, che sempre di più i genitori chiedono. In generale, ritengo sia indispensabile, per chi si occupa di diritto di famiglia, spostare il focus dagli aspetti economici a quelli di relazione. La riforma porta proprio in questa direzione».
di Valentina Maglione
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